domenica 9 ottobre 2011

concerto per ascoltatore solo

succede che al mio paese la chiesa da domani sarà chiusa perché ci devono fare dei lavori.
allora oggi ci siam trovati un po' di volontari per spostare tutti gli arredi: le panche, le sedie, le piante, gli stendardi, i confessionali, tutto è stato portato in sacrestia o nella cappella laterale per lasciare libera l'intera navata. alla fine ci siam fermati a guardare la chiesa spoglia e anche se sappiamo che sarà così per poco tempo ci è venuta ugualmente un po' di malinconia.
poi sono passata nel pomeriggio e ho sentito da fuori la musica dell'organo che suonava, mi sono seduta sull'unica panca rimasta e ho ascoltato le note che si spandevano tra le colonne, come se fosse una magia fatta solo per me.

domenica 3 luglio 2011

se dici tagliamento

se dici tagliamento non è a un fosso che penso, né a un fiume nel senso comune della parola "fiume". se dici tagliamento penso luce, sassi bianchi, ghiaia sottile, lingue di sabbia che incrociano lingue d'acqua.
anzi l'acqua potrebbe non esserci nemmeno, se piove poco l'acqua si ritira sotto i sassi e resta una sorta di deserto ghiaioso, ma se così fosse non sarebbe meno tagliamento.
cosa vuol dire tagliamento l'ho capito quand'ero ancora piccola, alla prima corrente troppo larga per passare con un salto, quando ti tocca cavarti le scarpe e i calzetti per non bagnarli, arrotolare i pantaloni, mettere i piedi nell'acqua freddissima e camminare sui sassi. se sei fortunato trovi qualcuno di quei bei ciottoli lisci e arrotondati, ideali per fare rimbalzino, ma la gran parte sono sassi spigolosi che fanno un male cane sul tuo piedino tenero. poi arrivi dall'altra parte, sgoccioli via l'acqua e attendi qualche minuto che i piedi si asciughino al sole, rimetti i calzetti e le scarpe, e ti godi la sensazione di avere i piedi di nuovo protetti dalle asperità del terreno. si chiama tagliamento perché taglia, ti intaglia i piedi.

questo post mi è venuto in mente leggendo paolo nori, qui c'è una frase che dice "l’ho davanti agli occhi quel Tagliamento, un fiume più piccolo del Tresinaro; si può chiamare un fosso più che un fiume": non mi pareva giusto vederlo descritto così.

venerdì 24 giugno 2011

oui ui chen

friendfeed è quel social network dove scrivi un commento criptico come quello del titolo, e persone belle come il Many intuiscono che ci sarai anche tu a Parigi e ti scrivono per chiederti se hai bisogno di un alloggio.
una settimana fa a quest'ora avevo appena avuto una riunione in ditta in cui ci annunciavano la cassa integrazione, ma avevo anche un biglietto del treno per Parigi e nessuna paura di usarlo. arrivo in stazione a Codroipo, scendo senza ombrello mentre diluvia perché il treno per Mestre è già sul binario, mi inzuppo ma non lo prendo, vado in macchina fino a Mestre e prendo il treno per Parigi, sono in ansia ma un SMS con scritto "hop hop hop" mi conforta.
la mattina seguente scendo a Bercy, prendo la metro e sbuco a Place de la Madeleine un po' disorientata, non ho neanche il codice per varcare la soglia di casa nandina, ma dall'altra uscita della metro si materializza simone rossi e Parigi sembra già meno ostile.
ritrovare dal vero gli amici immaginari, conosciuti solo nella rete, trovarli persino più belli, più affettuosi, più geniali di quanto te li eri immaginati, è una cosa che mi è successa la prima volta nel 2003 eppure ancora oggi non cessa di stupirmi.
a casa nandina, oltre alla nandina stessa, trovo anche bicio e batchiara, e si va tutti a Place d'Italie, dove ci aspettano altri amici per fare le Schegge di Liberazione.
Schegge di Liberazione è un libro collettivo di racconti ispirati alla Resistenza, racconti che leggeremo tra poco in occasione della Settimana Italiana del XIII arrondissement, su invito della sezione ANPI di Parigi.
l'elena mi chiede se leggo anche io, e io che adoro leggere ma ho il terrore di parlare in pubblico (dopo una cerimonia ufficiale in cui infilai delle gaffes clamorose) dico di sì ma ho le farfalle nello stomaco. leggo e rileggo sottovoce il racconto che ho scelto, dimenticandomi anche di mangiare, mentre bicio e simone rossi ammaliano con la loro musica i bimbi che passano per la via.
sono sotto al palchetto, salgo, inizio a leggere "Le cartoline" di Stefano Amato e non vedo e non sento nient'altro, tranne simone rossi all'inizio che mi suggerisce di stare più vicino al microfono. finisco e scappo dal palco perché mi vergogno come una ladra. una persona del pubblico mi avvicina e mi dice che ho letto bene, e sono contenta non per vanagloria ma perché ci tenevo, e perché non lo conosco quindi penso sia sincero.
ci tenevo perché quelli non sono semplici racconti, sono pezzi di vite di chi li ha scritti, non sono la storia dei libri di storia, sono famiglie, sono nonni e nipoti che si guardano negli occhi, sono un modo per dire grazie a chi ha fatto la Resistenza, e per dire che quel dono non è stato dimenticato.
il resto dei 2 giorni trascorre in giro per Parigi a cercare le tombe dei famosi, o in un appartamento al quinto piano dove ci piace lasciar scorrere la musica e le chiacchiere, o a una festa con musica anni '80 e contorno di film horror/peplum. loro staranno lì ancora un giorno, ma io ho visto e vissuto tanta bellezza che sono felice anche così.
se poi volete saperne di più su come andarono le cose, la nandina (ovvero colei che ha reso possibile questa bellissima trasferta parigina) lo racconta benissimo qui.