- Per interpretare questo film ho cercato di entrare dentro Me Stesso, però all'inizio Me Stesso non voleva lasciarmi entrare.
- Poi però una volta entrato, Me Stesso non mi lasciava più uscire. "Allora esco." "Sì però fra mezz'ora torni, vero?"
Se avesse avuto anche solo questo merito, di riportare sulla scena un attore che ai tempi di Avanzi, Tunnel etc. era il mio preferito dopo Corrado Guzzanti e che negli ultimi anni era praticamente sparito, "Le ragioni dell'aragosta" avrebbe già una bastevole ragion d'essere, ma non è solo quello. Riporto le parole con cui lo ha descritto Cinzia Leone sul suo blog:
"Il film non è una banale ripetizione delle maschere storiche di quella trasmissione. E’ la rivelazione del “dentro” degli attori che quelle maschere le interpretavano. E’ il gruppo visto da dentro. E’ il gruppo fragile, il gruppo che ha paura, il gruppo con le storie che hanno inevitabilmente cambiato quelli che il gruppo lo facevano.
E noi, quelli del gruppo, facciamo ridere ma senza maschera, senza la protezione di un personaggio, di una finzione. Facciamo ridere perché stavolta il verso lo facciamo a noi stessi."
"Non c’era uno straccio di copione su quel set. Cioè c’era, ma Sabina per non farcelo trovare se lo era nascosto in una carie."
Andatelo a vedere, se non altro per sostenere un film indipendente e autentico, penso che ne valga la pena. E poi fa ridere.
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