lunedì 3 ottobre 2005

della buona conversazione

mi è venuto in mente quanto io apprezzi la buona conversazione, io che parlo poco e malvolentieri di quanto non rientra nella mia sfera di interessi - eppure mi ricordo di essere stata ore a parlare con le persone con cui mi sentivo particolarmente in sintonia, perdendo spesso la cognizione del tempo.

prendi lei per esempio, che ha iniziato l'università insieme a me eppure non ci eravamo mai parlate fino al, boh, terzo anno di corso? galeotto fu il libro, come diceva il vate, nel nostro caso fu una copia del giovane holden che io sfogliavo prima della lezione di letteratura angloamericana (lo stavo rileggendo prima di impacchettarlo per regalarlo a mio fratello). poi lei mi invitò un pomeriggio nel suo appartamento e scoprimmo che ci piacevano tutte le stesse cose, la stessa musica, i bluvertighi i casino royale i nirvana... gli stessi film, gli stessi libri, i barbapapà e gli smalti molto vistosi.
e poi, requisito essenziale di una solida e duratura amicizia, ci piacevano gli stessi gruppi ma non gli stessi componenti del gruppo: a lei giuliano palma a me alioscia, a lei livio a me andy, e così via.
a dire il vero poi non ne abbiamo fatte tante di conversazioni così, ma ho sempre pensato che tutto quello che abbiamo fatto insieme dopo, i concerti a cui siamo andate, i film che abbiamo visto, i pettegolezzi che abbiamo fatto, sia tutto nato da lì, da semi sparsi alla rinfusa quel pomeriggio.

o prendi il ragazzo della biblioteca, la conversazione con l'inizio più difficile della mia vita. io nelle ore libere andavo in questa aula studio della biblioteca, e la frequentava anche un ragazzo di udine bellissimo, alto, moro, con gli occhi tristi, per il quale io mi presi una sbandata pazzesca. e un giorno lui era seduto al mio stesso tavolo e io capivo che dovevo assolutamente conoscerlo quel giorno lì - perchè un'occasione così non l'avrei avuta mai più nei secoli dei secoli - ma non sapevo come fare, oh no ero davvero troppo timida per rivolgergli la parola e così gli passai un bigliettino con su scritto "mi piacerebbe conoscerti" o qualcosa del genere. lui rispose molto signorilmente: "se vuoi alle 16.00 andiamo a bere un caffè".
e ci andammo veramente al bar di fronte a bere un caffè, anzi un tè, e parlammo per un'ora di musica rap e hip-hop - che a me a quel tempo piaceva perchè c'era neffa su radio deejay che metteva i dischi rap e hip-hop - e di quanto fossero stupidini i ragazzini a cui piaceva l'hip-hop e però non capivano i testi. parlammo anche di altro e si stava bene in quel pomeriggio d'autunno, davvero bene ma lui aveva la ragazza e non ci frequentammo più. non riesco neanche a ricordarmi come si chiamasse, benedetto ragazzo.

sono così le conversazioni: a volte continuano, a volte no.

1 commento:

astrid ha detto...

si chiamava michele.