mercoledì 15 agosto 2012

Tre Animali - i racconti di catalogo nuvole (1)

- Uff! Parcheggiare davanti a Gucci in via Montenapoleone, è più facile di trovare un buco in questa zona. Dammi una mano Linda con queste borse. Ah, Io prendo un Bellini, grazie.
- Io invece un altro Negroni sbagliato. Grazie per aver accettato questo caffè, Flavia, avevo proprio bisogno di parlarti...
- Figurati gioia cara, è sempre un piacere. Certo ho dovuto uscire di fretta da pilates e rimandare la riunione del Rotary. Per fortuna che Sophie è in villeggiatura, altrimenti non saremmo riuscite a dire una parola, sta attraversando la fase del no. Noi tutti a chiederci cos'avesse, perché abbaiasse così a tutti, è bastata una visita dallo psicologo Rambaldi e già adesso mi chiamano dall'hotel e dicono che sta quasi smettendo di fare pipì sulla moquette, solo due volte al giorno. Ma tornando a noi, aggiornami, informami, cosa succede. Lo dico sempre: un'amica bisognosa è più importante dei saldi di Max Mara, ahahah...
- Scusa l'orario ma è da un po' che non riesco a fare degli orari decenti. Ormai vivo di notte e dormo sfinita di giorno. Per fortuna col mio mestiere posso fare tutto in autonomia e nessuno ha avuto da ridire, con quel che sto passando... Fausto mi tradiva, Flavia... tu lo sapevi?
- Sì, me l'hanno detto. Io però cara te l'avevo detto che uno così, era buono solo per... per i massaggi approfonditi, e basta. Troppo ingenuo, senza la sana cattiveria che gli uomini devono avere per arrivare al successo. Okey okey, te lo concedo: un bel faccino, sportivo - va ancora in palestra no? certo, con quel lato b che si ritrova eheh - simpatico, divertente ma terribilmente instabile. E poi spiantato, senza soldi, senza niente, nemmeno di famiglia. Andiamo, un uomo così cosa te lo tieni a fare?
- Era, no, è di una dolcezza infinita... continua a scusarsi dalla mattina alla sera, dice che non gli era mai capitato, che lui non è un tipo così...
- See, dicono tutti così, poi volti l'angolo e vanno con la prima che passa, o con una amica... per dire eh?
- ... Sai, due settimane fa ho cominciato a pedinarlo, per vedere dove andava, per vedere se era vero...io ancora ci son momenti che non riesco a crederlo.
- Davvero? e hai scoperto qualcosa? Scusa se te lo chiedo ma che belle unghie hai, e quanto sono lunghe! fatto la ricostruzione? Sei stata da Piero qui dietro?
- No, tutto naturale, e ho deciso di tenerle un po' lunghe, tanto per ricordarmi che anche io so difendermi.
- Brava tigrotta, in momenti come questi essere un po' sauvage aiuta, lo dice anche Crepet.
- Ho visto la macchina su cui è salito,una spider verde decappottabile, ma lei era troppo in incognito: occhialoni, cappello a tesa larga, scialle rosso. Sembrava una scena da film italiano anni '60. Ricordo che per un attimo ho pregato che fosse tutta una recita.
- Ma tu...hai preso la targa? grazie caro
- Grazie, no Flavia lascia, ci penso io, ti sei incomodata così tanto, mi sembra il minimo No. Ero persa dietro alla loro scia e in testa avevo mille pensieri.
- Che peccato cocchina! avrei potuto aiutarti. Il mio Giangi ha gli agganci giusti e con un paio di telefonate al maresciallo, potevi sapere anche se la malandrina andava bene a ginnastica alle elementari ahahah!
- Si sono diretti sulle colline, quassù. Se ci penso mi viene quasi da ridere. Due quarantenni e passa, lei forse anche cinquanta, che vanno in camporella. Lui che quando gli ho proposto di andare su un'isola deserta della Grecia, quella che ci son stati l'anno scorso Simona e Guido, mi ha detto: "Amore mio, se è deserta non ci saranno hotel e io ho giurato, quando sono uscito dai boyscout, di non toccare più una tenda, neanche per scherzo." "Ma ci sono i bungalow!" "Infatti, terra battuta come pavimento. Polvere a non finire. Io che c'ho avuto pure l'asma." "Ma se sei guarito trent'anni fa! "Sì, ma potrebbe sempre tornare. Se possibile i bungalow sono quasi peggio delle tende." Lui che però a tennis ci va ancora due volte alla settimana... Che testone...
- Bada che non è una brutta cosa che sia andata con una più vecchia di te. Anzi, dovresti esserne fiera, non è stato banale, non è andato con una di queste sciacquette di vent'anni, tutte tanga e push up. Ma stiamo divagando, Eva Kant, com'è finita la missione?
- Mi sono tenuta a distanza. Avevo paura che mi scoprissero e non sapevo nemmeno cosa avrei potuto dire se me li fossi trovati di fronte, colti in flagrante, come si dice. Ero senza parole. Letteralmente. E avevo paura di scoprire la verità. Allora ho lasciato ancora più strada tra le macchine, tanto stavamo uscendo dalla città, per strada non c'era quasi nessuno, pensavo che li avrei scovati ovunque, e invece...
- Invece li hai persi?
- Sì, gli avevo lasciato un tornante di vantaggio e a una svolta, puff! svaniti nel nulla. Solo il rettilineo. Sono andata avanti a verificare ma non era possibile che avessero accelerato così di colpo. Son tornata indietro e ho subito cominciato a guardare se c'erano stradine, cottage, a valle o a monte. Ne ho trovata una e l'ho presa, così, a caso.
- Ma non avevi paura?
- Certo! Una paura pazzesca. Ma ormai volevo sapere, volevo essere sicura di tutto. Non volevo darmi tregua, se non scoprivo la verità, avrei cominciato a costruire giustificazioni sempre più improbabili, e alla fine...
- Avresti preso per oro colato qualsiasi panzana t'avrebbe rifilato. Quindi?
- Ho trovato uno slargo, c'ho messo la macchina. Ho preso la torcia per le emergenze che Fausto, in piena sindrome MacGyver, mi ha sempre detto di portarmi dietro. Per una volta poteva tornarmi utile...
- Dio, come hai fatto? Io sarei morta...
- Ho cercato di seguire delle luci, piccole, che mi sembrava di aver visto in lontananza, nel folto del bosco. Ripensandoci dovevano essere i riflessi della mia torcia, perché non ho visto persone quella sera.
- Ah, quindi non li hai ritrovati? Capita, cara Watson. Ti sei fatta un giretto a funghi e sei tornata a casa, al caldo.
- No, ho cominciato a salire il costone. M'era venuta l'idea che se avessi trovato un punto panoramico, un punto aperto, li avrei individuati. Finalmente arrivo in una radura. La luna non era piena, come stasera, e le nuvole in cielo coprivano tutto. Ai rumori del bosco io non c'ero abituata, mai stata una montanara ed è incredibile quanti rumori si sentono dentro un bosco. Come in città, solo un po' diversi, e forse è quello che ti spaventa un po'. Ma un suono, molto più diverso degli altri, più basso e profondo degli altri, spuntava dal lato opposto di dov'ero io. E son strane le parole in certi momenti, prima ancora di sapere, di comprendere, la parola per descrivere cosa stai captando, ti arriva già, subito: questo è un bramito. Potevo vedere una sagoma grossa e bassa muoversi sull'erba alta. Un orso.
- Ossignore!
- Ho spento subito la torcia. Ho trattenuto il respiro per cinque secondi, con gli occhi piantati sul bordo della radura. Poi ho guardato verso la cima, gli alberi erano più fitti, più vicini e bassi, forse non sarebbe riuscito a inseguirmi. Sono scattata, pregando di non inciampare come nei peggiori film horror.
- Uhhh! Amica mia, tu sei matta! e sei una matta fortunata se sei ancora qui a raccontarmelo.
- Col cuore in gola m'infilo tra sottobosco e rami bassi che mi graffiano in faccia e sulle mani. Non solo l'ho seminato, credo che non abbia nemmeno cercato di seguirmi. Continuo a salire, il bosco si dirada, le piante diventano sempre più basse mentre cerco di ricordarmi dove ho parcheggiato e che giro fare per evitare l'orso. Tutto questo spavento ha i suoi lati positivi: ho smesso di pensare a Fausto e alla sua amichetta.
- Scusate signore, noi stiamo chiudendo. No no, non disturbatevi, vi chiedo solo la cortesia di lasciarci i bicchiere sotto quella sedia là, vicino all'ingresso, quando avete finito. Grazie mille. Buona serata.
- Carino 'sto posto e anche 'sto cameriere, oltre che gentile, ma continua su, dai, com'è andata a finire? c'ho ancora la pelle d'oca...
- Corro ancora, finché arrivo vicino a una parete di roccia e mi ci appoggio di schiena. Sento muoversi qualcosa vicino a me. Penso subito alle vipere, al veleno, a una morte orribile al freddo, sola, lontana da tutti. Accendo la torcia e invece vedo un cucciolo di capriolo. Pelo a sbuffi, un musetto nero, le zampe sbilenche come quelle di un piccolo sgabello pieghevole. E due occhi neri grossi così con dentro due palline gialle, il giallo della mia torcia. Trattengo il fiato. Anche lui. Con molta calma, muovo mezzo passo. Lui resta immobile. Muovo l'altro piede. Nessuna reazione. Le biglie gialle negli occhi diventano più grandi. Sto per avanzare ancora ma allo stesso tempo alzo la mano sinistra per prepararmi a toccarlo. Il cucciolo scatta, mi viene incontro e a un metro da me si scansa e mi sorpassa. Faccio in tempo a girare la luce e a vedere la macchia bianca del suo didietro. D'istinto, lo inseguo, vorrei rassicurarlo, fargli capire che non ha nulla da temere da me. E non voglio più restare sola, qui, sperduta. Il costone di roccia ha un buco, una caverna. Bambi dev'essere finito qui dentro. Non so come, ma inizio a pensare che potrei adottarlo, che sicuramente lui è un orfanello, come Bambi appunto, e che potrei essere una buona madre per lui, io che ho sterminato per sbadataggine cocorite, tartarughine, pesci rossi, pulcini e ogni piccolo essere vivente mi chiedessero di badare, anche solo durante le vacanze dei legittimi proprietari.
- Uhm, pensare stavo quasi per affidarti Sophie quest'estate... fammi vedere l'ora. Uh cara, comincia ad essere tardino...dura ancora molto questa puntata di National Geographic?
- No no, adesso arriva la sorpresa.
- Speriamo...
- Entro nella grotta. Che non credevo neanche ci fossero le grotte qui sulle nostre montagne. Ma non credevo nemmeno ci fossero gli orsi...
- Se è per questo nemmeno io, brr...
- E dentro alla grotta ci ho trovato... No, non ci crederai, è inutile...
- Nooo! dimmelo, dai, muoio dalla curiosità.  
- Non mi crederai mai ma fa lo stesso. In quella grotta, quella notte, ho trovato: una pantera.
- Stai scherzando vero?
- Giuro, uguale uguale a quelle che ho visto nel safari in Africa. Era una femmina, bellissima. Non chiedermi come lo sapevo, l'ho intuito dalla forma della testa.
- E sei scappata.
- No. Sono rimasta impietrita. Puoi immaginare.
- E lei?
- Lei si è alzata sulle zampe. La luce della torcia non sembrava darle fastidio. Mi è venuta incontro e intanto faceva dei versi che in un gatto chiameremmo miagolii, ma lei era quasi un quintale quindi faceva un suono, che anche se sembrava dolce, era comunque inquietante.
- Inquietante? Inquietante è davvero un eufemismo. Ma come fai a essere ancora viva?
- Da due settimane me lo chiedo ogni giorno, anche se ormai vivo più di notte che di giorno, come ti ho detto. Mi ha leccato la mano, due, tre volte. Allora l'ho accarezzata, pianissimo, sulla testa, cioè, l'ho sfiorata. Poi, sempre con molta calma, mi sono voltata verso l'uscita. A ogni passo pensavo che mi avrebbe ucciso, che avrei sentito il suo morso e le sue unghie alle gambe, alla gola, sul mio ventre. Nessun rumore alle mie spalle. Non potevo vedere al buio ma immaginavo la pantera ferma esattamente dove l'avevo lasciata, immobile, come quelle brutte statue ai lati dei cancelli. A ogni passo pensavo a un motivo in più per non morire, a un motivo perché la pantera mi stava lasciando in vita. Scendendo la montagna ho cominciato a fare una lista. Quando ho ritrovato la macchina ho tirato fuori i fogli della constatazione amichevole e ho cominciato a scriverci sopra. Sono arrivata a casa, ho staccato il telefono, lasciato un messaggio inequivocabile fuori dalla porta per Fausto, ho messo le chiavi nella toppa così che non potesse più rientrare e sono crollata sul letto matrimoniale. Ho dormito fino a sera. Poi ho cominciato a mettere in atto la mia lista.
- Brava! Anche Crepet dice di farsi sempre una lista di cosa vuoi cambiare nella tua vita. Certo che avventura! Posso vedere la lista?
- No, non ce l'ho con me e poi ce l'ho stampata in testa
- E a che punto sei arrivata?
- Oh... sono solo all'inizio. Il primo punto era escludere Fausto dalla mia vita. Il secondo scoprire con chi mi tradiva. Il terzo era pareggiare i conti. Ed è quello che sto per fare.
- Con chi?
- Con te.


 I racconti di catalogo nuvole spuntano nella testa dopo aver visto le foto di Astrid.
Riuscite a vedere il cucciolo di capriolo e la donna? 

 

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